Per gli operatori del retail, il digitale non è più il giovane cane rabbioso che corre lontano (e veloce) davanti al suo padrone, che si stupisce nel vederlo assumere una tale autonomia. È ormai ovvio: negozi e digitale devono lavorare insieme, in simbiosi. I negozi hanno tutto l'interesse a sfruttare i dati digitali per capire meglio i propri clienti e portarli in negozio. Per quanto riguarda il digitale, non è mai così rilevante come quando prende in considerazione le azioni offline (acquisti) dei clienti.
Tra negozi e digitale, la sfida è creare circuiti virtuosi. Ma è comunque necessario identificare i clienti da un capo all'altro. I rivenditori hanno capito questo aspetto e stanno già cercando di massimizzare il tasso di acquisto alla cassa attraverso le carte fedeltà.
Dal digitale al negozio, ogni singola interazione dei clienti ha la sua importanza, per riuscire a rivolgersi alle persone in modo contestuale. Questo presuppone l’allineamento di informazioni offline e online.
Quali sono le attivazioni (campagne display, sequenza di mail automation) efficaci in base agli eventi identificati (acquisto in negozio, apertura di un’e-mail)? La risposta è semplice: segmentare, testare e aggiustare.
Il marketing omnichannel non significa comunicare a tutti in modo indifferenziato su tutti i canali. Ogni cliente ha i suoi canali preferiti. E che i marchi li rispettino.
Già sperimentato da rivenditori come Promod e Celio, l'approccio di Commanders Act si basa sull'identificazione degli scenari d'uso e dei relativi vantaggi rapidi. Si tratta di un modo per mettere gradualmente alla prova i dati per sviluppare di conseguenza lo stack martech. E anche per guidare il cambiamento. Per giocare al meglio la carta dell'omnichannel è necessario creare ponti tra team che spesso non sono abituati a lavorare insieme.