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Webinar - Futuro senza cookie EP 3: Attivare le audiences con meno dati

Mese: Novembre 2018

Barometro della Privacy di Commanders Act GDPR e raccolta del consenso: 5 lezioni da ricordare…

e supposizioni che potrebbero essere errate

Banner, pop-in, conferma del consenso tramite clic o scrolling… in che modo viene influenzata la decisione dell’utente di dare il proprio consenso dalla modalità in cui il consenso stesso viene ottenuto? Qual è il livello di efficacia dei vari meccanismi di opt-in implementati per ottenere il consenso degli utenti in conformità con il GDPR?

Commanders Act ha condotto uno studio nell’arco di 14 giorni, dal 6 al 19 agosto 2018, basato sul traffico di 16 siti web di aziende operanti in vari settori (finanza, media, industria, commercio al dettaglio, viaggi ed energia). In totale, il barometro analizza il comportamento di 10.450.000 visitatori.

E le prime sorprese sono arrivate in fretta: mentre i responsabili del tracking – per precauzione o per paura di spaventare un pubblico consapevole – tendono ad optare per meccanismi più discreti, il barometro suggerisce che sarebbe meglio che fossero onesti e trasparenti.

Lezione #1: valuta attentamente i pro e i contro del metodo di raccolta

In pratica, i siti web utilizzano 3 metodi per ottenere il consenso dai propri utenti:

  • Consenso esplicito
    Comporta una conferma diretta del consenso; tipicamente, tramite clic sul pulsante “accetta”.
  • Consenso soft
    Il consenso viene fornito quando l’utente esplora ulteriormente il sito web, cioè visualizza una seconda pagina.
  • Consenso super-soft
    Il consenso viene fornito quando l’utente scorre la prima pagina che ha visualizzato verso il basso. Questo metodo rientra in una possibile interpretazione del GDPR e viene attualmente accettato dalle autorità di regolamentazione in attesa di chiarimenti dalla direttiva ePrivacy.

Non sorprende che il tasso di conversione per il consenso esplicito sia inferiore (28%) rispetto agli altri due tipi di consenso, rispettivamente il 69% per il consenso soft e il 78% per il consenso super-soft.

La differenza – relativamente bassa – tra questi due tassi mette in discussione il vantaggio di utilizzare il metodo super-soft e di seguire un’interpretazione “tollerata”; del regolamento. Soprattutto perché il consenso soft si traduce in un 39% consensi diretti (ovvero visitatori che cliccano su un pulsante “accetta”) rispetto a una percentuale più bassa, pari al 10%, di un consenso super-soft.

Lezione #2: la prima impressione conta

Se lasciamo da parte il metodo di raccolta esplicito, questa prima edizione del Barometro della Privacy ci insegna altre quattro lezioni.

Un utente legge un messaggio di richiesta di consenso in media 1,8 volte prima di prendere una decisione. Questa cifra rimane la stessa indipendentemente dalla decisione finale (opt-in o opt-out) e dal meccanismo di consenso utilizzato (esplicito, soft o super-soft). In altre parole, l’utente fa la sua scelta dopo aver visto il banner di consenso o il pop-in per la prima volta.

Solo lo 0,1% degli utenti – sì, hai letto bene – va oltre visitando le pagine in cui viene descritta l’informativa sulla privacy nel dettaglio o dove può fare una scelta granulare cookie per cookie.

 Lezione #3: banner di consenso? Più grandi sono, meglio è

Il tasso medio di opt-in è del 65%, anche se la percentuale varia. Il fattore principale alla base delle differenze tra desktop, mobile e tablet è la dimensione del banner di consenso, che è meccanicamente più imponente su cellulari e tablet. Il risultato è che i desktop rappresentano il 37% dei dispositivi su cui vengono visualizzati i banner di consenso, i cellulari il 51% e i tablet il 12%, mentre il tasso di opt-in per questi dispositivi raggiunge rispettivamente il 56%, il 59% e il 76%.

In generale, uno dei messaggi sorprendenti di questo barometro è che operare con discrezione non paga. Invece di utilizzare banner sfuggenti che si confondono con il colore del sito web, è meglio scegliere blocchi a contrasto e un font facile da leggere.

Lezione #4: non nascondere i tuoi contenuti

La correlazione tra dimensioni del banner di consenso e tasso di opt-in ha ovviamente i suoi limiti: quando il contenuto del sito non è più visibile, cioè si nasconde intorno o dietro al banner, gli utenti tendono a smettere di navigare piuttosto che dare il proprio consenso. Questo si verifica soprattutto quando il banner appare come un pop-in che oscura l’intero sfondo, cioè il contenuto del sito web.

Lezione #5: prendi in considerazione le preferenze dei visitatori e le pratiche del settore

Ciascun settore preferisce utilizzare un determinato metodo per la raccolta del consenso. Mentre le aziende operanti nel settore finanziario ed energetico preferiscono richiedere un consenso esplicito, e quindi interpretare il GPDR in modo rigoroso, i media e i siti di viaggio pongono l’accento sull’ottimizzazione utilizzando un metodo super-soft. Queste preferenze possono essere spiegate da esigenze individuali (per i media, gli opt-in influenzano in parte gli introiti pubblicitari), ma non sono definitive.

Eventuali modifiche al regolamento (il testo dell’ePrivacy è ancora in fase di preparazione), la tecnologia (browser) e, ovviamente, il comportamento degli utenti potrebbe rendere necessaria una revisione di queste scelte nei prossimi mesi.

Il Barometro della Privacy di Commanders Act

GDPR e raccolta del consenso: 5 lezioni da ricordare

Banner, pop-in, conferma del consenso tramite clic o scrolling… in che modo viene influenzata la decisione dell’utente di dare il proprio consenso dalla modalità in cui il consenso stesso viene ottenuto? Commanders Act risponde a questa domanda con la prima edizione del suo Barometro della Privacy, con risultati che mettono in dubbio alcune supposizioni (apparentemente positive)…

Qual è il livello di efficacia dei vari meccanismi di opt-in implementati per ottenere il consenso degli utenti in conformità con il GDPR? Questa è la domanda a cui risponde Commanders Act con il suo primo Barometro della Privacy: uno studio dei metodi utilizzati, basato sul traffico di 16 siti web nell’arco di 14 giorni*. In totale, questo barometro si basa sull’analisi comportamentale di 10.450.000 visitatori. E le sorprese arrivano in fretta: mentre i responsabili del tracking – per precauzione o per paura di spaventare un pubblico consapevole –  tendono ad optare per meccanismi più discreti, il barometro suggerisce che sarebbe meglio che fossero onesti e trasparenti. Ecco 5 lezioni tratte dai risultati del barometro:

Lezione 1: valuta attentamente i pro e i contro del metodo di raccolta

In pratica, i siti web utilizzano 3 metodi per ottenere il consenso dai propri utenti:

  • Consenso esplicito
    Comporta una conferma diretta del consenso; tipicamente, tramite clic sul
    pulsante “accetta”.
  • Consenso soft
    Il consenso viene fornito quando l’utente esplora ulteriormente il sito web, cioè visualizza una seconda pagina.
  • Consenso super-soft
    Il consenso viene fornito quando l’utente scorre la prima pagina che ha visualizzato verso il basso. Questo metodo rientra in una possibile interpretazione del GDPR e viene attualmente accettato dalle autorità di regolamentazione in attesa di chiarimenti dalla direttiva ePrivacy.

Non sorprende che il tasso di conversione per il consenso esplicito sia inferiore (28%) rispetto agli altri due tipi di consenso, rispettivamente il 69% per il consenso soft e il 78% per il consenso super-soft. La differenza – relativamente bassa – tra questi due tassi mette in discussione il vantaggio di utilizzare il metodo super-soft e di seguire un’interpretazione “tollerata” del regolamento. Soprattutto perché il consenso soft si traduce in un 39% consensi diretti (ovvero visitatori che cliccano su un pulsante “accetta”) rispetto a una percentuale più bassa, pari al 10%, di un consenso super-soft.

Lezione 2: la prima impressione conta

Se lasciamo da parte il metodo di raccolta esplicito, questa prima edizione del Barometro della Privacy ci insegna altre quattro lezioni.

Un utente legge un messaggio di richiesta di consenso in media 1,8 volte prima di prendere una decisione. Questa cifra rimane la stessa indipendentemente dalla decisione finale (opt-in o opt-out) e dal meccanismo di consenso utilizzato (esplicito, soft o super-soft). In altre parole, l’utente fa la sua scelta dopo aver visto il banner di consenso o il pop-in per la prima volta..

Solo lo 0,1% degli utenti – sì, hai letto bene – va oltre visitando le pagine in cui viene descritta l’informativa sulla privacy nel dettaglio o dove può fare una scelta granulare cookie per cookie.

Lezione 3: banner di consenso? Più grandi sono, meglio è

Il tasso medio di opt-in è del 65%, anche se la percentuale varia. Il fattore principale alla base delle differenze tra desktop, mobile e tablet è la dimensione del banner di consenso, che è meccanicamente più imponente su cellulari e tablet. Il risultato è che i desktop rappresentano il 37% dei dispositivi su cui vengono visualizzati i banner di consenso, i cellulari il 51% e i tablet il 12%, mentre il tasso di opt-in per questi dispositivi raggiunge rispettivamente il 56%, il 59% e il 76%.

In generale, uno dei messaggi sorprendenti di questo barometro è che operare con discrezione non paga. Invece di utilizzare banner sfuggenti che si confondono con il colore del sito web, è meglio scegliere blocchi a contrasto e un font facile da leggere.

Lezione 4: non nascondere i tuoi contenuti

La correlazione tra dimensioni del banner di consenso e tasso di opt-in ha ovviamente i suoi limiti: quando il contenuto del sito non è più visibile, cioè si nasconde intorno o dietro al banner, gli utenti tendono a smettere di navigare piuttosto che dare il proprio consenso. Questo si verifica soprattutto quando il banner appare come un pop-in che oscura l’intero sfondo, cioè il contenuto del sito web.

Lezione 5: prendi in considerazione le preferenze dei visitatori e le pratiche del settore

Ciascun settore preferisce utilizzare un determinato metodo per la raccolta del consenso. Mentre le aziende operanti nel settore finanziario ed energetico preferiscono richiedere un consenso esplicito, e quindi interpretare il GPDR in modo rigoroso, i media e i siti di viaggio pongono l’accento sull’ottimizzazione utilizzando un metodo super-soft. Queste preferenze possono essere spiegate da esigenze individuali (per i media, gli opt-in influenzano in parte gli introiti pubblicitari), ma non sono definitive.

Eventuali modifiche al regolamento (il testo dell’ePrivacy è ancora in fase di preparazione), la tecnologia (browser) e, ovviamente, il comportamento degli utenti potrebbe rendere necessaria una revisione di queste scelte nei prossimi mesi.

Assicurati di leggere il prossimo Barometro della Privacy di Commanders Act per scoprirlo.

 

(*) indagine condotta dal 6 al 19 agosto 2018

Commanders Act pubblica il primo Barometro della Privacy, basato sul comportamento di oltre 10 milioni di utenti internet.

Banner, pop-in, conferma del consenso tramite clic o scrolling… in che modo viene influenzata la decisione dell’utente di dare il proprio consenso dalla modalità in cui il consenso stesso viene ottenuto?

Parigi, 20 novembre 2018 – Commanders Act, fornitore europeo leader di soluzioni SaaS per la gestione di tag e dati, ha pubblicato il proprio Online Consent Barometer (OCB): si tratta del primo barometro in materia di gestione della privacy che misura i risultati dei vari meccanismi opt-in utilizzati dalle aziende per agire in conformità con il GDPR.

10.450.000 visitatori di 16 siti web in 14 giorni

I risultati del barometro sono stati ottenuti dall’analisi comportamentale di 10.450.000 utenti, che hanno visitato 16 siti web nell’arco di 14 giorni (dal 6 al 19 agosto 2018). Un campione reso ancora più rappresentativo dal fatto che i siti web esaminati coprono un’ampia gamma di settori: finanza, media, industria, commercio al dettaglio, viaggi ed energia..

Nonostante si tratti di uno strumento utile, il GDPR è un argomento che preoccupa i team digitali. Abbiamo deciso di realizzare questo studio per sfatare alcuni miti e fornire ai marketer risposte concrete sull’impatto della richiesta di consenso a pochi mesi dall’entrata in vigore del GDPR”, spiega Michael Froment, amministratore delegato di Commanders Act.

La prima impressione è l’unica che conta

Le dimensioni, il colore, la posizione e il font del banner, così come la scelta di un metodo di raccolta del consenso esplicito o soft, sono tutti fattori che, in generale, possono influenzare il comportamento dell’utente. Tuttavia,  proprio come nella vita reale, a prescindere dal formato utilizzato è la prima impressione quella che conta. Ad eccezione dei casi in cui viene utilizzato un metodo di raccolta esplicito, un utente legge il messaggio di richiesta di consenso in media 1,8 volte prima di prendere una decisione. Questa cifra rimane la stessa indipendentemente dalla decisione finale (opt-in o opt-out) e dal meccanismo di consenso utilizzato (soft o super-soft). In altre parole, l’utente fa la sua scelta dopo aver visto il banner di consenso o il pop-in per la prima volta, e solo di rado va oltre modificando le impostazioni di richiesta del consenso…

Infatti, solo lo 0,1% degli utenti visita la pagina in cui può fare una scelta e attivare o disattivare i vari cookie, mentre solo lo 0,07% visita la pagina che spiega come modificare le impostazioni sui cookie del browser.

Adattare il metodo di richiesta del consenso in base ai visitatori e al settore

Ciascun settore preferisce utilizzare un determinato metodo per la raccolta del consenso in base alle aspettative, le abitudini e le preferenze dei propri utenti. Ad esempio, le aziende operanti nel settore finanziario ed energetico preferiscono interpretare il GPDR in modo rigoroso e quindi adottano un metodo di raccolta del consenso esplicito, secondo cui un utente deve fornire il proprio consenso in modo formale per accedere ai contenuti del sito. D’altra parte, i media e i siti di viaggio danno priorità all’ottimizzazione e utilizzano un metodo super-soft, dove l’utente fornisce il proprio consenso semplicemente scorrendo una pagina verso il basso. Queste preferenze dipendono da esigenze e obiettivi individuali (per i media, gli opt-in influenzano in parte gli introiti pubblicitari), ma non sono definitive.

 Eventuali modifiche al regolamento (il testo dell’ePrivacy è ancora in fase di preparazione), la tecnologia (browser) e, ovviamente, il comportamento degli utenti potrebbe rendere necessaria una revisione di queste scelte nei prossimi mesi.

Allo stesso tempo, dobbiamo perfezionare la nozione di “consenso” per rispettare lo spirito e il modo in cui è stato formulato il GDPR. Il consenso deve essere un atto volontario e informato; tuttavia, in molti casi, la richiesta di consenso non è ancora del tutto in linea con il testo sulla protezione dei dati personali.

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